Ex chiesa della Misericordia | Via Oberdan 54
Tutti i giorni | Ore 10:00 / 19:00
Ingresso libero e gratuito
Originale percorso creativo che trasforma il bottone da comune accessorio quotidiano a oggetto artistico. In mostra circa seicento bottoni realizzati in gres-porcellanato dipinti a mano o in stampa digitale con motivi diversi e unici.
Attaccando “semplici” bottoni
Lorenzo Fiorucci
Non è forse un caso che proprio oggi si assuma il bottone come icona rappresentativa di un’esperienza di condivisione sensoriale, come può essere quella di un festival sul cioccolato. “Attacca bottone” non è tuttavia solo e semplicemente un efficacie slogan di comunicazione, quanto piuttosto una vera e propria esortazione alla comunicazione, alla relazione, alla condivisione di sé con il mondo, evocando strumentalmente il bottone, proprio nella sua primaria funzione di tenere insieme parti solitamente distanti, ma non necessariamente separate. Unione meccanica è dunque la prima cosa che ci viene in mente pensando all’oggetto bottone, ma in una metafora più ampia questo assume il valore di unione tra “tessuti” sociali diversi, punto focale per la trasmissione di visioni, sapienze, esperienze e conoscenze tra individui, ed è anche su queste implicazioni che l’intuizione artistica di Emilio Paradiso si articola.
Nell’idea di Paradiso il bottone diviene appunto supporto per immagini, capace di raccontare come in un prezioso cammeo d’altri tempi, lo spaccato della cultura visiva più recente, dipanando il complesso gomitolo della storia in un filo rosso che giunge fino ai giorni nostri. Allo stesso modo il bottone non perde le proprie caratteristiche funzionali, capace cioè di nobilitare lo stile di un abito, rifinire un tessuto, esaltate un logo, ma diviene esso stesso emblema autonomo, tanto forte da evocare immagini, sensazioni, suggestioni, ricordi. Un oggetto che nella sua essenzialità geometrica, fatta di un’immutabile, eterna semplicità e purezza formale, assume nuova centralità unendo, in una narrazione lineare, i saperi storici alla visione curiosa e bisognosa, dell’occhio contemporaneo.